LA PINSA CRESCE PER RITAGLIARSI UNO SPAZIO NELLE ABITUDINI ALIMENTARI IN ITALIA E ALL’ESTERO

PINSAMI

Pinsami è specializzata nella produzione di basi pinsa premium per il retail e il food service. Nata nel 2016, è diventata in breve tempo leader di mercato con il suo prodotto a marchio Pinsami venduto nella grande distribuzione. L’azienda vanta una crescita esponenziale, notata anche da diversi istituti di ricerca, non ultima quella condotta dal Financial Times in cui Pinsami risulta, per il secondo anno consecutivo, prima azienda in Italia, nell’ambito Food, ad aver registrato la crescita più importante di fatturato tra il 2018 e il 2021, che si attesta al 139%.

Due stabilimenti produttivi, 100.000 pinse prodotte al giorno, quasi 17 milioni di fatturato nel 2022 e oltre 180 lavoratori, punta a incrementare ulteriormente la sua presenza in Italia e oltralpe.

ROSSELLA PALLADINI

Rossella Palladini, head of Marketing di Pinsami, milanese di nascita e reggiana d’adozione, scopre la passione per il marketing già in ambito universitario. Subito dopo la laurea in Economia, debutta nel mondo del marketing in Telecom Italia. Trasferita, per amore, a Reggio Emilia, continua il suo percorso in Franco Cosimo Panini, dove rimane per 14 anni, seguendo in primis lo sviluppo e la crescita del marchio proprietario Comix.

Intellettualmente curiosa, da sempre appassionata di comunicazione e food, a fine 2021 accoglie la sfida di entrare in Pinsami e creare le fondamenta di una comunicazione creativa, impattante, determinante e trasparente.

LA PINSA CRESCE PER RITAGLIARSI UNO SPAZIO NELLE ABITUDINI ALIMENTARI IN ITALIA E ALL’ESTERO

 

Rossella Palladini, Responsabile Marketing Pinsami: “Il pubblico si aspetta di percepire una serie di valori in linea con i propri”

Per iniziare, una domanda alla manager, a prescindere dall’azienda in cui lavora: come vede il marketing alimentare del prossimo futuro? Cambierà qualcosa rispetto al passato? Cosa?

 

Negli ultimi anni, con gli eventi epocali a cui abbiamo assistito, in primis in ambito digital, il marketing alimentare è stato stravolto, ma le aziende che hanno investito in quest’ambito con una visione aperta e innovativa si sono sicuramente distinte per qualità e risultati. La formula che si è andata sempre più accreditando è certamente quella della bi-direzionalità: azienda – cliente e cliente – azienda. Il cliente non è più passivo, ma deve essere considerato come attore primario nel processo decisionale e di comunicazione.

Sul futuro mi aspetto una rapida evoluzione: sul digital sono sempre imminenti nuove piattaforme e nuovi social, con regole proprie e target differenti. Un esempio lampante è ChatGPT, e in generale l’AI: chi si occupa di comunicazione dovrà iniziare a conoscere e capirne le potenzialità. Potrà essere un aiuto per creare contenuti, anche se ritengo che l’elemento umano sia sempre e comunque essenziale.  Certo, può costituire una base da cui partire a ragionare.

Bisognerà imparare a usare queste novità correttamente, sia in senso pratico che etico.

In questo panorama, la comunicazione di un’azienda food che ruolo ha e come si deve evolvere per essere efficace? Su cosa deve puntare maggiormente: i prodotti, i valori aziendali, la sostenibilità, oppure altro?

 

Partiamo dal presupposto che ormai il pubblico dia per scontato di trovare qualità e salubrità in ciò che acquista, in quest’ottica penso fortemente che il prodotto sia il punto di partenza di ogni comunicazione.

A questo si aggiungono i valori aziendali: il pubblico si aspetta di percepire una serie di valori in linea con i propri e questo porta con sé la necessità di una comunicazione etica e trasparente. Comunicare la verità, senza forzare la mano, è la chiave, soprattutto perché, se ci si propone in modo sleale, prima o poi emerge, e gestire le crisi è deleterio per la reputazione.

L’altra cosa fondamentale oggi è ovviamente la sostenibilità, anche se bisogna evitare il facile greenwashing e fare tutte le considerazioni del caso: da studi aggiornati si deduce che da una parte c’è la necessità di avere prodotti ecosostenibili, ma dall’altro lo stesso pubblico non è disposto a pagare di più. C’è uno scollamento. La fattibilità economica pesa ancora molto.

Per quanto riguarda la Sostenibilità, avete un progetto peculiare e come lo comunicate?

 

Abbiamo provato tantissimi materiali diversi sul pack, ma tutti fallimentari perché non esiste ancora una tecnologia che ci permette di confezionare il nostro prodotto, che ha l’80% di acqua nell’impasto lievitato, in un materiale che ne conservi le qualità e la fragranza e che sia al contempo completamente green. Manca la tecnologia, ma prevedo un miglioramento, che ovviamente non dipende da noi.

Nel frattempo cerchiamo di essere sostenibili nella nuova struttura che abbiamo a Reggio Emilia, dove ci stiamo dotando di pannelli solari e dove stiamo cercando di ridurre l’uso della plastica.

 

C’è una case history rappresentativa di un aspetto peculiare della comunicazione?

 

Pinsami è un’azienda molto giovane, nata tra il 2016 e il 2017. Da due anni abbiamo spinto molto in marketing e comunicazione per rafforzare la brand awareness. Tra i progetti cito la collaborazione con Benedetta Rossi, la prima food influencer d’Italia, con noi da due anni.

Ma c’è stata un’evoluzione: in questo ultimo biennio abbiamo fatto un rebranding del logo, rivisto tutti i pack per renderli distintivi e memorabili; abbiamo lanciato due nuovi siti e l’e-commerce, la newsletter, i blog rivolti al consumer e ai professionisti, con linguaggi e proposte distinti, tenendo conto che il nostro mercato è suddiviso per il 60% retail e per il 40% food service.

Per il mondo retail facciamo anche attività di degustazione in store perché è sempre molto importante associare alla comunicazione verbale e visual, l’esperienza diretta del prodotto, così da dimostrare che il prodotto non tradisce la promessa di quanto comunicato.

L’obiettivo di quanto messo in piedi in ambito marketing è quindi rendere da una parte la comunicazione del nostro Brand assolutamente riconoscibile, con un visual qualitativo in linea con quello di prodotto, e dall’altro permettere di lavorare sulla parte di awareness e consideration del nostro funnel.

La Pinsa è un prodotto decisamente nuovo, ma siamo sicuri non sia un fuoco di paglia: il mercato della pinsa raccoglie oltre 40milioni a valore di vendite in Italia, il 40% di più rispetto all’anno scorso, con un potenziale incredibile, anche all’estero, dove è necessario fare ancora molto educational e sottolinearne le peculiarità rispetto alla pizza.

Quali sono i canali di comunicazione che privilegiate? Come li usate?

 

Sui social pubblichiamo contenuti molto smart e qualitativamente curati, raccontiamo ricette, modi d’uso per esplorare la versatilità di prodotto e proponiamo contenuti sull’intero processo di produzione: dalla scelta degli ingredienti, al confezionamento, al controllo qualità. Inoltre diamo idee sulla cottura alternativa al forno – friggitrice ad aria, tostapane, piastra – perché la comunicazione per me deve essere sempre aderente alla realtà e alla necessità attuale delle persone, e in questo momento il rincaro energia e il conseguente impatto sull’uso del forno, non è marginale.

Tutto questo lo raccontiamo su Facebook e Instagram, su cui di volta in volta valutiamo se usare gli stessi contenuti. Spingiamo molto anche su Google perché c’è ancora necessità di far conoscere la pinsa, c’è bisogno di education. Lo stesso vale per YouTube.

TikTok è troppo giovane: il nostro target obiettivo al momento è dai 30 in su, genitori con figli che hanno poco tempo, lavoratori in ufficio che si portano il pranzo, ma anche universitari.

Stiamo incrementando anche la presenza nelle fiere di settore, anche all’estero, sempre più da presidiare. Nel 2023 saremo per esempio a Milano, Chicago, UK e Colonia.

Il 2024 sarà ancora più sfidante, ma sono vulcanica e ambiziosa, le sfide non mi spaventano, sono anzi fonte di grande energia e coinvolgimento. Perciò: viva la pinsa!